#chiara n.21: passione
#chiara n.21: passione
/pas-sió-ne/ s.f. 1 L'insieme delle sofferenze subite da Cristo nel periodo che va dalla notte passata nell'orto di Getsemani fino alla crocifissione; estens. (e freq. con iniziale maiusc.) il racconto evangelico della passione di Cristo; opera o brano musicale che ha per tema la passione di Cristo || settimana di p., quella che precede la settimana santa, intesa come commemorazione dei patimenti di Cristo. 2 Grande sofferenza spirituale, morale SIN pena, tormento: quel ragazzo mi farà morire di p.3 Sentimento di grande violenza e intensità: essere accecato dalle p.[…]
tempo di lettura: 12 minuti
Il 14 febbraio si celebra San Valentino, il 15 febbraio il meno markettaro San Faustino, il protettore dei single. No, Chiara non si è trasformata nell’almanacco del giorno dopo, ci pensa già egregiamente Drusilla Foer. Ma è proprio partendo dal calendario di questi giorni che abbiamo pensato che Passione potesse essere il punto di partenza per il nostro appuntamento di febbraio.
E allora se ti dico passione tu a cosa pensi? La passione che travolse Paolo e Francesca o la passione di Cristo? Piacere e sofferenza. La passione può essere un turbinio travolgente di emozioni, può trasformarsi in una forza propulsiva, ci ammalia, ci coinvolge e assorbe le nostre energie per dare vita a qualcosa di stupendamente coinvolgente, che ci scalda l’anima. Quando la passione entra nelle nostre vite, ci sentiamo vive. E allora addentriamoci nei meandri della passione. Buona lettura!
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.Passione è scoperta del sé
Rossella Genovese - Project Manager culturale
Passione: risorsa o semplice hobby?
Provo oggi a raccontare cosa è passione per me e come sia una risorsa piuttosto che una velleità a cui non dare retta perché “per adesso ci sono cose più importanti a cui pensare”.
Passione ha senza ombra di dubbio a che fare con il pathos, bisbigliano le sue radici latine. Ma aspetta… pathos non voleva mica dire dolore?
Navighiamo nell’oceano-mare dello Sturm und Drang, (letteralmente ‘’sconvolgimento e impeto’’), un concetto che resta forse un po’ distante dal nostro quotidiano, ricordo remoto di quando tra i banchi di scuola cercavano di trasmetterci il senso di quella rivoluzione romantica che scosse l’Europa. Gli sforzi di un’intera generazione che per mezzo della parola, della musica, di tutte le arti a sua disposizione recuperava un rapporto diretto con la natura, allibiva davanti alla sua sconfinata potenza e tentava di raccontarne l’impetuosa energia.
Quando qualcosa ci scuote nel profondo, ci travolge, ci rivolta come un calzino in centrifuga, quando quel qualcosa non ci lascia tregua e anzi ci esorta a lasciarci andare: eccoci, quello è il regno della passione. “My cup of tea”, come dicono al di là della Manica.
Si tratta di un’intensità emotiva difficile da sminuire o da nascondere, che ti attrae irresistibilmente e che al tempo stesso può far paura, terrore persino. Mai, come in questo caso, mente e corpo sono coinvolti insieme a dire la loro, spesso con pari dignità – aspetto alquanto inconsueto in un mondo che ci sprona tanto a pensare e quasi mai a sentire.
A me passione fa anche venire in mente tante storie, vecchie e nuove, e fa rima con determinazione e progettualità. Per un certo tipo di mentalità dominante e a causa del peso dei ruoli che ci portiamo addosso, mogli, mamme, compagne, amiche, zie, sorelle, vivere la propria esistenza con passione e secondo passione è spesso considerato utopia irrealizzabile, decisamente poco pragmatica.
.che storia quella di Sara!
Un incontro fortuito con il mondo dei podcast, una passione da cui prende vita un progetto personale grazie al quale una nuova opportunità lavorativa la trova. Se è vero che tutte abbiamo una storia da raccontare, Sara Poma, Head of Branded content a Chora, le storie le riscopre per dargli una nuova, luminosa, voce.
Una voce morbida, un leggero accento pavese, un tono deciso, a tratti malinconico: questa è la voce di Sara che ti accompagna alla scoperta della storia di sua nonna. Carla, una ragazza del Novecento è infatti il primo podcast realizzato interamente da lei durante il lockdown.
La nonna di Sara nel 1991 scrive un diario della sua vita: è proprio da questo manoscritto che Sara decide di ridare vita ai ricordi di Carla, intrecciandone gli avvenimenti della vita personale con il panorama storico culturale dell’Italia del Novecento.
“L’esperienza di mia nonna – una donna del Novecento che ha dovuto lottare tutti i giorni della sua vita per trovare la propria indipendenza – mi ha aiutato a capire che le difficoltà, anche quelle più gigantesche, sono parte di ogni vita e che, se messe in prospettiva, possono aiutarci a capire chi siamo.”
La storia di Carla aveva risposto a molte domande della nipote ma ne rimaneva esclusa una.
Che vita avrebbe vissuto Sara, donna lesbica, se fosse nata in quegli anni?
Sara si mette alla ricerca ed è così che arriva a Maria Silvia, un’altra ragazza del Novecento ma con un vissuto totalmente diverso dalla nonna. Ed è nella sua di storia che trova la risposta che cercava.
Maria Silvia Spolato è l’insegnante di matematica che nel 1972 scende in piazza rivendicando la propria omosessualità. La prima a farlo. Un gesto che le è costato molto caro: viene discriminata, perseguitata. Perde tutto. Il lavoro con l’accusa di indegnità, la casa, da cui viene allontanata. Per trent’anni vivrà come senza tetto conservando però l’amore per la cultura, i libri e i numeri.
È così che Sara realizza il suo secondo podcast, Prima e dalla quale prenderà poi vita Il coraggio verrà. Un libro in cui Sara, attraverso il racconto della vita di Maria Silvia, rielabora i momenti personali che l’hanno portata ad essere la persona che è oggi passando così da una dimensione più intima e privata a una dimensione universale.
.chiaramente
Viviamo in un momento storico in cui il quiet quitting è all’ordine del giorno: le persone vogliono lavorare in un ambiente sereno, appagante e facendo qualcosa che le faccia sentire coinvolte. E cosa c’è di meglio che inseguire i propri sogni e trasformare la propria passione in un lavoro?
Attenzione però, perché prima di buttarsi a seguire i propri sogni è necessario fare un bagno di realtà e valutare bene la situazione.
La domanda quindi sorge spontanea: come si può trasformare realmente una passione in un lavoro?
Qui trovi 5 consigli pratici tratti dal percorso di Work Design di
Piano C per la tua Carriera
che ti possono aiutare a capire come trasformare la tua passione in lavoro e se davvero ti conviene farlo.
#1 Sii consapevole e realistica: è solo una passione?
Il primo passo è capire se si tratti solo di una passione o se c’è del talento. Bando ai sogni e metti al centro la razionalità: per trasformare una passione in un lavoro bisogna essere già a un livello alto. Ci sei già o ci devi arrivare?
Se è così devi darti il tempo per passare da un livello amatoriale e hobbistico a un livello professionale.
Come? Studiando e lavorandoci. Oppure puoi cercare di capire come incrociare la tua passione con uno o altri talenti che possiedi, di cui sei consapevole e, che possono aiutarti a potenziare la tua passione.
#2 Conosci il tuo target, se esiste
Sia che tu crei splendidi vasi, o componga dei pezzi rap, o scriva racconti, la differenza tra hobby e lavoro sta nel trovare un target che apprezzi il prodotto/servizio oppure te stessa come portatrice di competenze.
Ma attenzione perché non basta scoprire di avere un target. Devi conoscere tutto del tuo target e soprattutto devi testare la tua offerta. Come? Creando un prototipo e testandolo per capire se nella relazione con il tuo target c’è futuro.
Due domande su tutte da fare al tuo target:
Ti interessa quello che faccio?
E soprattutto: sei disposto a pagare per la mia offerta? E quante volte? Una tantum? Continuativamente?
Le risposte a queste domande, che devi porre a più interlocutori possibili del tuo target, ti aiuteranno a capire se trasformare la tua passione in lavoro è un sogno o può diventare un progetto concreto e realizzabile
.take your passion and make it happen
“Take your passion
And make it happen
Pictures come alive
You can dance right through your life”
La cantava Irene Cara nella colonna sonora di Flashdance: prendi la tua passione e falla diventare reale. È quello che hanno fatto Marta, Elisa e Laura, 3 creative che sono riuscite a trasformare la loro passione in un lavoro.
Chi non ha mai provato a piegare un origami? 10 anni fa Marta Raimo ha iniziato per rilassarsi e non ha più smesso. Ora crea dei veri e propri piccoli bijoux di carta, tiene workshop, collabora con brand e ha scritto due libri sull’arte degli origami.
Elisa Mavra: la sua passione nasce durante l’adolescenza, dall’handlettering dei graffiti, evolve con la grafica e trova l’apice nella calligrafia. Ora organizza workshop in giro per l’Italia armata di carta e pennarelli. Rigorosamente punta tronca e brushpen.
Per Laura Madaschi tutto è nato dalla passione per il disegno. Lei si definisce decoratrice, illustratrice e scarabocchiatrice. Laura crea personcine adorabili con le gote rosse, illustrazioni con scritte ironiche e dissacranti e recupera tazze e piatti della nonna a cui ridà nuova vita.
. passione o workhaolic: questo è il problema
“Non hai passione perché esci alle 18.
Non hai passione perché non fai straordinari.
Non hai passione perché non lavori il sabato e la domenica.”
Come ve la immaginate la passione? Una fiamma che arde incessantemente? Ecco, questa fiamma se non tenuta a bada, può bruciare. È il filo sottile su cui ci si muove, quello che divide tra una sana passione per il proprio lavoro e una passione ossessiva che nel peggiore dei casi può portare al burnout, esaurimento.
L’energia, mentale e fisica, finisce in un baratro.
Wikipedia definisce così la passione: la passione, dal greco πάσχω "soffrire, da agire" e dal tardo latino passio "passione, sofferenza" è un sentimento di intenso entusiasmo o desiderio irresistibile per qualcuno o qualcosa. La passione può variare dall'entusiasmo o dall'ammirazione per un'idea, una proposta o una causa; al godimento entusiastico di un interesse o di un'attività; a forte attrazione, eccitazione o emozione nei confronti di una persona.
Insomma la passione provoca piacere ma può portare con sé anche sofferenza.
Negli ultimi anni abbiamo visto un utilizzo del termine passione in ambito lavorativo per cui oltre a fare bene il proprio lavoro bisogna mostrare anche una certa passione, pena l’essere tacciate di fare l’essenziale. E non si tratta di quello invisibile agli occhi.
La passione per il proprio lavoro può essere un bene perché ci permette di svolgerlo sentendoci coinvolte, maggiormente soddisfatte, psicologicamente più equilibrate. La passione è la nostra motivatrice personale.
Ma può anche essere un male perché se non dosata correttamente ci può trascinare nella corrente del workhaolic. La dipendenza eccessiva nei confronti del lavoro.
Siamo nel 1971: lo psicologo Wayne Oates conia il termine workaholism utilizzandolo nel libro Confessions of a Workhaolic: The Facts about Work Addiction per indicare un comportamento compulsivo nei confronti del lavoro analogo a quello dell’alcolista nei confronti dell’alcol.
I sintomi principali
Dedicare la maggior parte del proprio tempo al lavoro anche se non richiesto espressamente o non necessario per soddisfare il bisogno costante di lavorare.
Il lavoro costituisce la priorità assoluta e l’unica fonte di soddisfazione: hobby, famiglia e sport vengono messi in secondo piano.
Essere costantemente in uno stato di preoccupazione con il pensiero sempre rivolto al lavoro.
Trovarsi in una situazione di stress se qualcosa impedisce di lavorare.
Non ci si assenta mai dal lavoro e quando non si lavora possono verificarsi crisi di astinenza.
5 consigli per evitare di cadere vittima della dipendenza da lavoro
#1 Organizzati e pianifica: impara a negoziare il tuo tempo.
#2 Rilassati: trova delle attività che ti appassionino oltre al lavoro e falle.
#3 Pensa alla salute: prenditi cura anche del tuo corpo, non solo della mente
#4 Evita di portare il lavoro a casa: o se lavori in smart working separa lo spazio di lavoro da quello delle altre attività.
#5 Digital detox: a una certa ora stacca dai device.
.book in the box
Se parliamo di passione amorosa come non citare l’opera di David Herbert Lawrence: non solo uno dei libri più famosi del XX secolo ma anche il più scandaloso. Il romanzo racconta la relazione passionale che Lady Chatterley intreccia con il guardacaccia della tenuta del marito, rimasto invalido durante la guerra.
Lawrence lo scrisse in Italia tra il 1926 e il 1928, ma in Inghilterra venne pubblicato solo nel 1960 dopo un lungo processo: fino ad allora la pubblicazione fu infatti proibita per oscenità.
Preferisci il film? Su Netflix trovi il nuovo adattamento del romanzo di D.H. Lawrence diretto dalla regista Laure de Clermont-Tonnerre, interpretato da Emma Corrin e Jack O’Donnell. Il tocco originale: nella narrazione il punto di vista è quello di Lady Chatterley.
.passion out of the box
Passione è il titolo del documentario cinematografico realizzato nel 2010 da John Turturro. Racconta le tradizioni musicali della splendida Napoli e di come abbiano influenzato il resto del mondo. Colori, musiche e balli descrivono l’anima appassionata della metropoli partenopea attraverso le voci di personaggi come Lina Sastri, Massimo Ranieri, Almamegretta e Pino Daniele. Disponibile anche su Rai Play.
Frida Kahlo, l’artista pasionaria
Ultime settimane per due mostre dedicate a Frida Kahlo emblema della donna pasionaria, artista, attivista
politica e femminista che attraverso l’arte ha voluto riscattare le proprie radici.
Negli spazi del Mastio della Cittadella a Torino fino al 26 febbraio Frida Kahlo – Il caos dentro. Un percorso sensoriale con oltre 1.800 mq di allestimenti per esplorare la dimensione artistica, umana, spirituale della regina dell’arte messicana.
Fino al 5 marzo presso Palais Galliera, sede del Musée de la Mode di Parigi si celebra l’artista messicana con la mostra Frida Kahlo, au-delà des apparences. Al di là delle apparenze: l’invito è di lasciarsi guidare dagli oltre 200 oggetti provenienti della Casa Azul, dove Frida è nata e cresciuta per scoprirne l’aspetto più
intimo e privato.
Passione weekend!
Ti ricordi del Santo che abbiamo incontrato all’inizio della newsletter? San Faustino è il patrono di Brescia che quest’anno, insieme a Bergamo, è capitale della cultura. Se sei alla ricerca di una meta per un weekend di passione tra arte e cultura, hai l’imbarazzo della scelta.
“Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione.”
(Oriana Fallaci)
socializziamo
Speriamo di averti ispirato e come sempre, grazie di averci letto!
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#Chiara è un lavoro collettivo. A febbraio ringraziamo:
Fabiola Noris curatrice - Rossella Genovese editorialista - Cristina Coppellotti autrice box chiaramente - Sara Poma storia del mese