#chiara n.20: tempo
#chiara n.20: tempo
/tèm-po/ s.m. [lat. tĕmpus -pŏris, voce d’incerta origine, che aveva solo il sign. cronologico].1 Concetto intuitivamente collegato al divenire, alla durata, alla continuità (articolata in presente, passato e futuro) in cui situiamo ogni cosa, esperienza, avvenimento: il trascorrere del t. || con l'andare, con il passare del t., pian piano, in seguito | perdere la nozione del t. 2 Successione illimitata e misurabile di istanti; riferimento temporale necessario per la sua misurazione || t. siderale, t. solare, sistemi di misura del t. basato sull'intervallo tra due successivi passaggi al meridiano locale rispettivamente di una stella o del Sole […]
#Chiara è la newsletter di Piano C: ogni 16 del mese scegliamo una parola chiave per affrontare i temi che più ci stanno a cuore.
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➔ 24 gennaio/ h. 19.00 Digital EmpowHer#2: @Officine On/Off Parma SheTech Connections Parma // Meet Francesca Corrado, fondatrice della della Scuola di fallimento. Iscriviti qui, è gratuito.
➔30-31 gennaio_@Milano. Accogliamo i partner europei del progetto MOMDIG Migramoms in a digital world. Stay tuned!
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.le infinite possibilità del tempo
Simona Eco - Project Manager e Webwriter
Che cos’è il tempo?
È un solco, una crepa nel muro, una foto ingiallita. Fiorire, e appassire. Illudersi e fallire. Il tempo è una ruga sul viso, una piega nella vita e nelle mani. Un lapillo, uno zampillare d’acqua e il suo scorrere.
È un respiro, sospiro o affanno.
Ogni tempo ha la sua forma.
Il tempo tondo degli abbracci o quello ammaccato della mancanza, che è bello lo stesso, come la luna di questa sera in cui scrivo. Il tempo sfilato del passato e quello stellato della notte.
Un ricamo: il tempo per creare.
Un labirinto, e la sua via d’uscita: il tempo della ricerca.
Un crocevia: il tempo delle opportunità.
La sua misura è mutevole.
C’è la lentezza delle lunghe partenze e la fugacità di una notte in festa.
C’è una distanza troppo lontana o un salto dietro l’angolo.
Il tempo che non basta e quello che non passa mai, quello che non sai cosa fare e quello che proprio non lo vuoi perdere.
C’è un tempo scandito da un instancabile ticchettio.
E poi c’è il tempo della musica.
Sarebbe bello vivere a suon di musica. Farsi nota, spartito, ascolto. Feconda improvvisazione. Farsi strumento. Diventare canto. Saper stare nell’eco del tempo. Risuonare in un passo di danza.
Ma per questo bisogna svuotarsi, scordarsi di sé, disorientare la strada.
Almeno ogni tanto, fermarsi e darsi il tempo della ricerca. Romperlo, il tempo. Aprire pagine bianche, sospendersi nel vuoto. Raccogliere l’inciampo. Accettare l’incertezza.
.che storia quella di Fabiola!
Il trascorrere del tempo non sempre è un male: cura le ferite e ci permette di rimetterci in sesto, è necessario per far fecondare e maturare nuovi progetti. Il tempo è la nostra opportunità di fare meglio.
Lo sa bene Fabiola Noris, che di passi per trovare la propria strada professionale, ne ha fatti parecchi.
Cresciuta in un paesino disperso tra le valli in provincia di Bergamo, dove per fare qualsiasi cosa era necessario muoversi con la macchina, Fabiola capisce presto che lì non c’è futuro.
“Ho vissuto in questo paesino di 600 anime circondata dalle montagne, affacciata su una strada provinciale che collega due cittadine, una località lacustre e un altipiano. Me lo diceva anche la geografia, l’unica prospettiva per crescere era uscire dal cancello e andarmene”.
E così ha fatto, prima con l’università a Padova, Mediazione Linguistica e Culturale, poi con l’Erasmus a Bergen in Norvegia. Al suo ritorno doveva laurearsi ma è successo un evento che l’ha paralizzata. Quella vallata circondata da montagne improvvisamente si è trasformata in un baratro. E risalire non è stato per nulla semplice.
Quanta fretta, ma dove corri, dove vai?
“Una persona a me molto cara ebbe un grave incidente in moto: 5 minuti prima mi aveva lasciata al lavoro in pizzeria, 5 minuti dopo era riversa per terra con la schiena spezzata”.
Fabiola inizia a vivere in uno stato di ansia: aveva paura di non avere tempo a sufficienza per fare le cose. In questa sorta di bulimia del tempo non riusciva a capire cosa voleva fare da grande, a mettere a fuoco i suoi talenti, si incastrava in lavori che credeva potessero fare per lei pur di lavorare e non restare ferma. Se fisicamente era sempre in movimento, mentalmente era bloccata.
“Mi sono data il permesso di FARE:
di provare, di andare oltre, di buttarmi e dire di sì, di avere paura ma di trovare il coraggio per fare.
Mi sono concessa il diritto di fare senza l’ansia della fretta,
mi sono data il tempo per costruire ciò che voglio fare”.
.chiaramente
Gennaio è il tempo dei nuovi inizi, approfitta della sua energia propositiva per organizzare al meglio il tuo tempo.
Il segreto per non abbandonare la lista dei buoni propositi consiste nell’avere degli obiettivi che siano realistici e misurabili.
La negoziazione del tempo è quindi uno degli aspetti fondamentali che devi mettere in atto per poterti organizzare al meglio e diventare operativa sui tuoi obiettivi.
Pianifica, imposta le ore che vuoi dedicare a quel determinato obiettivo e… negoziale, ma non con te stessa!
#1 Preparati a negoziare
La prima regola della negoziazione è la preparazione.
Si dice che più dell’80% di una negoziazione si decida molto prima di incontrarsi con le altre parti.
Ma su cosa dobbiamo prepararci?
Fondamentalmente, prima di sederci al tavolo negoziale è utile e importante concentrarsi su questi aspetti:
Obiettivo ideale: se avessi una bacchetta magica, quante ore a settimana mi servirebbero per lavorare al mio progetto, con tutte le sue declinazioni e sfaccettature?
Obiettivo minimo: qual è l’obiettivo minimo sotto cui non voglio e non posso scendere?
La propria BATNA, best alternative to a negotiation agreement, ovvero il tuo piano B in caso non si raggiungesse l’accordo negoziale.
#2 Non dare nulla per scontato
La seconda regola ci mette in guardia su un errore che potremmo fare durante la fase di negoziazione: non dobbiamo dare nulla per scontato, non dobbiamo presumere tutto ciò che riguarda le persone con cui vogliamo negoziare.
Come prima cosa da fare, quindi, dobbiamo ascoltare in modo attivo.
Può essere utile porre domande, ricordandoci di concentrarci su quello che l'altra parte ci sta dicendo più che sulla nostra prossima domanda da porre.
#3 Prima ascolta, poi intervieni
La terza regola ci suggerisce di parlare, solo ora, dopo aver ascoltato. Può essere utile parafrasare quello che ci è stato detto per verificare di avere capito e anche per dimostrare di rispettare e prendere in considerazione il punto di vista altrui anche se non si è necessariamente d'accordo.
.4 parole diverse per dire "tempo"_nella Grecia Antica
I Greci usavano 4 termini diversi per identificare il tempo: αἰών (Aion) e ἐνιαυτός (Eniautos), χρόνος (chronos), καιρός (kairos), .
αἰών (Aion) fa riferimento al tempo eterno, sede della vita e forza vitale, legato alla durata della vita umana.
ἐνιαυτός (Eniautos) sono i dodici mesi dell’anno, originariamente indicava “un anno” e il senso del tempo ciclico. Assume poi un senso più ampio, come qualsiasi periodo di tempo fisso e definito.
χρόνος (Kronos) si riferisce al tempo cronologico e sequenziale, in una dimensione quantitativa.
Esiodo ce lo racconta come un Dio potente e distruttore che, però, cede di fronte a Zeus «padre degli uomini e degli dei», custode dell’ordine del mondo. Per i Greci armonia, destino e civiltà sembrano in grado di andare oltre il tempo.
καιρός (Kairos), invece, significa “tempo fra”, cioè un momento, in un periodo di tempo indeterminato, nel quale qualcosa accade. È il momento giusto, opportuno, adatto, la buona occasione. Viene rappresentato come un fanciullo con ali ai piedi, un lungo ciuffo di capelli sulla fronte e calvo sulla nuca che indichino come una volta che è passato, diventi inafferrabile.
Kairos è quel periodo di tempo specifico in cui sta accadendo qualcosa che cambierà lo status attuale. Quell’istante in cui si apre una nuova porta e si deve avere la forza e la tempestività di attraversarla.
Non è un caso che su una delle colonne del tempio di Delfi, i sette sapienti abbiano fatto incidere la massima “kairòn gnôthi" “riconosci il momento giusto”. Un tempo svincolato dal volere degli dei in cui si colloca l’autonomia delle donne e degli uomini. La possibilità che nasce dalla nostra intelligenza e dalla lettura dei segni, che può determinare l’esito felice del nostro avvenire.
.books in the box
Riscopriamo il capolavoro di Proust, un must quando si parla di tempo. Le tremila pagine del suo romanzo - diviso in 7 parti - pieno di persone, emozioni, profumi, riflessioni, non si presentano come accadute nella realtà, ma come affioranti dalla memoria del protagonista perché “la realtà si forma soltanto nella memoria”. Il tempo della nostra esperienza è solo debolmente correlato al tempo della fisica. Per lo più è uno spazio aperto dai nostri ricordi e anticipazioni.
Niksen, in olandese, significa letteralmente “non fare niente”. Riscoprire il piacere delle piccole pause. Questo libro ti aiuta a rallentare, rilassarti, comunicare con onestà i tuoi limiti e reimpostare le priorità. Creare uno spazio che sia tutto tuo, gestire un equilibrio sano tra lavoro e vita privata, migliorare la tua creatività, l'umore e persino la produttività. Dobbiamo iniziare a dire di no e soprattutto a ricordare che il tempo non è denaro, il tempo è nostro.
Il tempo e lo spazio. Questo romanzo è un’emozione dopo l'altra. Ti ritrovi a camminare e viaggiare con lo scrittore nella sua avventura: 1.000 giorni, il giro del mondo senza aerei, in solitaria. Cinque continenti, 44 Paesi in quasi 3 anni.
Un viaggio non solo fisico ma anche introspettivo, alla ricerca della propria consapevolezza. Viaggiare con lentezza, in una nuova concezione del tempo, per toccare con mano i confini, per «il gusto stesso del viaggio, degli imprevisti, delle scoperte e delle sorprese, delle correnti dell'universo a cui abbandonarsi».
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"Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio.”
(Elli Michler, “Ti auguro tempo”)
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#Chiara è un lavoro collettivo. A gennaio ringraziamo:
Valeria Barani curatrice - Simona Eco editorialista - Cristina Coppellotti autrice box chiaramente - Fabiola Noris storia del mese