#chiara n.26: noia
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#chiara n.26: noia
[nò-ia] s.f.– 1 Sensazione di inerzia malinconica e di invincibile fastidio, dovuta perlopiù a insoddisfazione per la monotonia e la mancanza d'interesse della situazione in cui ci si trova SIN tedio, fam. barba: una n. insopportabile || venire a n., stufare, nauseare: con i suoi soliti discorsi mi è già venuto a n. | fino alla n., oltre ogni limite sopportabile, fino a sazietà: te lo ripeterò fino alla n. (…)
tempo di lettura: 5 minuti
Luglio: è arrivato il momento di staccare, di lasciarsi scivolare verso le vacanze. Di rallentare, svuotare la testa, e perché no, anche di annoiarsi. Eppure, di questi tempi, la noia è difficile da vivere con serenità. Anzi, anche solo una parvenza di noia getta nello sconforto. Non siamo più capaci di viverla, di gestirla?
Chiara cerca di avere uno sguardo alternativo, e sai che c’è? La noia può essere nostra alleata e divenire “l’anticamera della creatività”. A patto di saperci stare, di non viverla con insofferenza.
I romani definivano otium quei momenti in cui staccavano dalla vita lavorativa, il negotium, e riguardava la contemplazione e lo studio, tempo da dedicare per la cura di sé, del proprio spirito. Otium da non confondere con la pigrizia, ma quello che ristora l’animo. Praticare l’ozio per alimentare l’anima, distendere la mente e tornare poi al lavoro più fresche, motivate e con nuove idee.
Cara amica, Chiara di luglio con il suo invito a godere di un po’ di sana noia, è qui! Buona lettura.
In questo numero di Chiara:
- quali sono le frasi più noiose che si sente dire un stay-at-home dad? Ce lo racconta Diego Di Franco, blogger e soprattutto papà
- un percorso non lineare che parte dal basket, passa dalla formazione e arriva tra i banchi di scuola: la storia di Martina è tutt'altro che noiosa
- ci sono cose che proprio non vorremmo fare tipo pianificare la settimana a modino. Ci pensa Vanesa Pelizza a darci una mano con le giuste dritte
- che noia che barba, che barba che noia, i presupposti per scucirti un sorriso ci sono tutti
- oramai avrai la valigia che straborda di libri, ma dai che c'è ancora un posticino
- una notizia da condividere e un'opportunità da cogliere al volo: aprono le candidature per Piano C Factory (è gratis e pure online, cosa chiedere di più?)
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.la noia
a cura di Diego Di Franco - Content creator, Blogger e autore de Il meraviglioso mondo dei papà
Sono Diego Di Franco, ho 42 anni, sono un blogger, scrittore, content creator ma soprattutto sono un papà. Dico “soprattutto” perché se non fossi stato padre, probabilmente non sarei mai stato blogger, scrittore e content creator. Non mi vergogno a dirlo apertamente: probabilmente la mia unica fonte d’ispirazione nella scrittura sono i miei figli.
Sono uno stay-at-home dad e ne vado fiero. È un termine inglese che letteralmente significa “papà che sta a casa”. E penso che sintetizzi alla perfezione la mia posizione. Perché sono un uomo casalingo che tiene la casa pulita e in ordine e un papà che si occupa a tempo pieno della cura e della crescita dei propri figli. Dunque “stay-at-home dad”, breve e conciso.
Sono fiero di quello che sono e di quello che faccio, ma ci sono tante cose che spesso mi danno noia.
Mi danno noia le persone che quando gli dico cosa faccio nella vita, mi dicono: “Si, ma quindi tu esattamente di cosa ti occupi?” come se tenere in ordine la casa e occuparsi dei figli fosse nulla.
Mi danno noia le persone che pensando di farmi un complimento mi chiamano “mammo”. Un termine che è offensivo sia per gli uomini che per le donne, perché usandolo si dà per scontato che la cura dei figli sia una prerogativa ed esclusiva femminile.
Mi danno noia quelli che mi chiedono che lavoro fa mia moglie, perché pensano che io stia a casa perché me lo posso permettere, quando in realtà è esattamente il contrario.
Mi danno noia quelli che quando mi vedono da solo con i miei figli, mi chiedono dove sia la mamma.
Mi danno noia quelli che pensano che io sia vedovo o separato perché non riescono a capire il motivo per cui io debba passare del tempo con i miei figli pur non essendo costretto dalla legge o da tragedie familiari.
.che storia quella di Martina!
Martina Grotto, ex giocatrice agonistica di pallacanestro, oggi è Education project manager: si occupa di progetti dedicati alle nuove generazioni per farle crescere più consapevoli. E nel tempo libero allena i pulcini e le pulcine del minibasket.
Quando non è sul campo di basket, Martina Grotto è Education project manager in un’agenzia di comunicazione educativa, La Fabbrica. Non la solita agenzia di comunicazione: qui i progetti sono tutti educational e Martina ci è arrivata in un momento in cui sentiva di voler cambiare per trovare un senso al suo lavoro.
Comunicare Educando
E il senso l’ha trovato in queste due parole che ha fatto subito sue. Comunicare Educando è la mission dell’agenzia in cui Martina crede.
“Scoprire e imparare quotidianamente cose nuove, dover approfondire contenuti nuovi e stare al passo con quelle che sono le esigenze della generazione z coincide con uno dei miei obiettivi personali: fornire ai giovani degli strumenti di consapevolezza.”
Questa è infatti la parte che più la appassiona: fornire ai giovani degli strumenti di consapevolezza su temi che solitamente a scuola non si tratterebbero o che magari lei stessa, a suo tempo, non aveva avuto modo di approfondire.
Martina si occupa di fare da mediatrice tra le aziende e i team interni: dalla presa in carico del progetto, passando per la sua realizzazione con i creativi e la redazione degli esperti, fino all’erogazione e alla promozione.
L’obiettivo di ogni singolo progetto è quello di generare un impatto positivo sulle nuove generazioni offrendo dei contenuti educativi e didattici che possano in qualche modo renderli cittadini più consapevoli e di conseguenza attori di quello che sarà il cambiamento e lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
.chiaramente
“Pianificare la settimana? Non fa per me, grazie.”
È vero, la pianificazione è temuta, malvista, si pensa che ci tolga la spontaneità.
Molte persone la rifuggono come un’attività noiosa e laboriosa. In realtà possiamo trasformarla in un’alleata preziosa: ci sgombera la testa dai pensieri, permette di dare spazio ai momenti di creatività.
E la cosa più importante, ci aiuta a ricavare più tempo per noi.
Di certo si tratta di un’attitudine ma anche, e soprattutto di un allenamento quotidiano. Pazienza e perseveranza sono le parole chiave in quanto si tratta di creare piano piano delle abitudini personalizzate. Infatti il metodo organizzativo che può essere vincente per me, può non esserlo per un’altra persona e viceversa.
Ma concretamente, cosa devi fare per iniziare a pianificare?
Carta e penna alla mano, inizia subito con l’individuare i seguenti elementi.
Gli obiettivi non negoziabili: il lavoro, portare i figli a scuola, le visite mediche, etc.
Gli obiettivi desiderati: il tempo per te stessa. Un corso, un’attività fisica, una cena con le amiche, concentrarsi sullo sviluppo di carriera, studiare una nuova lingua.
Il tempo a disposizione: quanto tempo devi dedicare ai tuoi obiettivi non negoziabili e quanto tempo ti rimane per ripartirlo tra gli obiettivi desiderati.
Le “spalle” che possono aiutarci a portare a termine gli obiettivi lungo la strada (a questo proposito ricordati l’importanza di negoziare il tempo per raggiungere i tuoi obiettivi): un’amica, il nostro/a compagno/a, i suoceri, i nonni, etc.
Una volta individuati tutti questi elementi si passa all’azione per provare a organizzare in modo equilibrato la giornata/settimana/mese. L’idea è di portare a termine i nostri obiettivi senza impazzire, senza essere di corsa, lasciandoci un buon margine per goderci il percorso e i risultati.
.trame di sorellanza
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.che noia che barba, che barba che noia
Sappiamo ancora aspettare?
In origine c’era lo squillo. Chiamavi il tipo che ti piaceva, gli facevi squillare una volta il telefono e riagganciavi al volo. Si ripeteva l’azione più e più volte durante la giornata in proporzione al livello di cotta. Più uno ti interessava e più squilli gli facevi. Il tutto però ponderato secondo strategie amorose accuratamente elaborate.
Oggi gli squilli hanno lasciato il posto alle spunte che diventano doppie e poi blu. Visualizzato.
E lì scatta la necessità di rispondere immediatamente. Che sia amicizia, amore o lavoro, la doppia spunta blu mette in atto una serie di dinamiche per cui l’attesa si fa tesa.
Chi non è nativa digitale si ricorderà dei modem 56k che si collegavano alla linea telefonica e nel tentativo di connessione facevano rumori strani come a sottolineare lo sforzo che stavano compiendo. Pareva di essere in collegamento con Cape Canaveral.
Passava qualche minuto prima di poter fare il proprio ingresso trionfante nel web. Ora se una pagina non si carica in 3 secondi è lenta.
Siamo ancora capaci di aspettare? Non solo facciamo una gran fatica ad attendere, che si tratti di un messaggio, una mail, un tram, una metro, un lavoro ma quell’attesa si fa snervante, frustrante, noiosa. Un’attesa da riempire. Perché non siamo più abituate al vuoto.
E allora ecco il potere salvifico di uno smartphone che con le sue app sanguisuga è pronto a tenderci una mano, o a rubarcela. Piccoli vampiri energetici, sirene dall’aspetto ammaliante per ingannare l’attesa, o ingannarci.
Tanto sono solo 5 minuti.
Fa nulla se ben presto si trasformano in 10, 20, 30 e poi 60 minuti. Minuti erosi alla vita di ciascuna di noi con la scusa che “tanto sto aspettando” “solo un’occhiatina e poi spengo”.
Uno scroll infinito anti noia: ma è davvero così?
Lo scrollare alla ricerca di qualcosa degno del nostro interesse ci aiuta a sconfiggere la noia o non fa altro che ingigantirla e aumentare il senso di insoddisfazione accresciuto dalla passerella di profili che hanno sempre quel quid in più rispetto al nostro?
Di notizie che non fanno altro che creare un groviglio di informazioni nelle nostre teste, delle quali, francamente, potremmo fare a meno.
Facciamo un altro salto nel passato. Com’era quando –apparentemente- si stava peggio?
All’alba delle app la possibilità di scroll non era stata ancora inventata. Ad un certo punto il feed mostrava un messaggio: aggiornamenti non più disponibili. Fine corsa.
Ora i contenuti sono mostrati in maniera perpetua, in quella che viene definita la società dell’attenzione, non è difficile capire come quest’ultima sia un bene di estremo valore per chi fa app e guadagna nel digitale. La nostra attenzione è il prodotto.
Aza Raskin ha inventato lo scroll infinito. E sapete cosa? Ha ammesso di essersene pentito.
“The creator of the infinite scrolling feature, Aza Raskin, had a noble intention when he went about designing this feature. According to Raskin, time worth 200,000 human lifetimes is wasted on a daily basis due to our act of infinite scrolling.”
Insomma i social sono progettati per creare dipendenza. Questo è un fatto. Esserne consapevoli è già un primo passo. Riuscire a farsi cogliere dalla noia e attraversarla lasciandosi cullare senza l’ansia di combatterla riempiendola con qualsiasi cosa, il secondo.
Walter Benjamin disse che “la noia è l’uccello incantato che cova l’uovo dell’esperienza.”
Diamogli il tempo di covare.
Non è difficile. Spegniamo il cellulare. Lasciamoci stupire da ciò che può accadere.
.books in the box
Al giorno d’oggi riuscire ad annoiarsi è una sfida. Nonappena scatta la parvenza di un’attesa o di un tempo morto ecco che lo schermo appare con il suo finto potere salvifico ammaliandoci. Un infinito scrolling, un insaziabile refresh e la noia sparisce.
A metà tra saggio futurologico e manuale pratico per hackerare sé stessi, Come annoiarsi meglio è un invito a riprendere il controllo della propria mente e del proprio tempo. Cosa perdiamo quando perdiamo la noia?
Se la noia proprio non ti piace, viene in tuo soccorso un filosofo: Soren Kierkegaard con L’arte di sconfiggere la noia.
Muovendo dal presupposto che “tutti gli uomini sono noiosi”, e soprattutto dal conseguente assunto, che noi tutti siamo vittime, consapevoli o meno, della noia, Kierkegaard suggerisce di applicare nella vita quotidiana una serie di regole per evitare di annoiarsi.
La conclusione?
Proprio la noia può diventare principio creativo e di sviluppo dell’immaginazione.
Se ti diciamo libro dei compiti delle vacanze: qual è il tuo primo pensiero? Se non è proprio positivo, ti capiamo. Del resto i compiti delle vacanze sono l’incubo di studenti (e genitori al seguito).
Con il Quaderno dei compiti delle vacanze per adulti hai 150 esercizi – divertenti- per detossinare la mente e riforestare il cervello.
Spegni il cellulare, prendi la matita e inizia i tuoi compiti. L’aspetto più bello? Nessun insegnante a settembre te li correggerà!
.le news di Piano C
Al via una nuova edizione online di Piano C Factory
Aprono oggi le candidature per la nuova edizione di Piano C Factory, il nostro percorso di riprogettazione professionale per donne disoccupate.
3 buoni motivi per candidarti:
- edizione interamente online: segui gli incontri comodamente da casa tua,
- riparti da te per trovare il lavoro giusto: metti a fuoco i tuoi talenti, desideri e obiettivi,
- non costa nulla: il percorso è gratuito.
Hai tempo fino al 31 di agosto per inviare la tua candidatura:
non vediamo l'ora di leggerti!
"La noia è l'anticamera della creatività."
Stephen Hawking
.relax
Chiara si prende una piccola pausa: ci rivediamo a settembre con una nuova parola tutta da...spremere.
E ad agosto? Arriveremo nella tua casella mail, sì, certo, ma con un numero speciale.
Nel frattempo, ti auguriamo di riuscire a rallentare un po' e goderti questi mesi di calura estiva.
socializziamo
Speriamo di averti ispirato e come sempre, grazie di averci letto! Se ti fa piacere puoi darci il tuo feedback scrivendo a dillo@pianoc.it o commentando i nostri post sui social. Alla prossima parola!
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#Chiara è un lavoro collettivo. A giugno ringraziamo:
Fabiola Noris curatrice - Diego Di Franco editorialista - Martina Grotto storia del mese - Vanesa Pelizza autrice box chiaramente - Laura Chiarakul grafica