#chiara n.25: fatica
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#chiara n.25: fatica
/fa-tì-ca/ s.f. 1 s. f. [lat. *fatiga, der. di fatigare «affaticare»]. – 1. Sforzo materiale che si fa per compiere un lavoro o svolgere una qualsiasi attività, e di cui si sente il peso e poi la stanchezza: f. di braccia, di spalle, di gambe; f. grave, pesante, penosa, dura (…) 2. Sforzo e travaglio dell’intelletto: f. mentale; f. di cervello; la f. dello studio, dell’insegnamento; fa gran f. a intendere, a ricordare. 3. fig. Difficoltà: durare f., stentare, detto anche di cose: durò f. a crederci; dura f. a entrarci; durerà f. a bastare per tutti. 4. fig. Il lavoro stesso, l’occupazione, l’operare in concreto (…)
L’estate è alle porte, le scuole sono finite, le vacanze non sono più – forse- un lontano miraggio, le hit estive iniziano a tormentarci, i tg iniziano con il toto-maturità e le solite precauzioni per combattere la calura estiva. È arrivato così ufficialmente il momento del giro di boa: finisce il primo semestre, si inizia a pensare al prossimo.
E la fatica pare essere il sentimento dominante di questo periodo.
Assetti famigliari rodati vengono smontati e rimessi insieme in una sorte di cubo di Rubik in cui, spoiler, non basta staccare una a una l’etichetta colorata per ottenere il quadro perfetto.
La fatica non solo per chi è genitrice, ma anche per chi figli non ne ha, e si ritrova perennemente a ripetere le stesse cose, a combattere battaglie che prima o poi dovranno portare a qualcosa di giusto.
La fatica di arrivare a fine mese, i conti che non tornano nonostante l’impegno e la dedizione, l’inflazione che avanza: la stanchezza di chi ha tirato come un mulo da soma per 6 mesi lavorando alacremente al proprio progetto.
“La stanchezza è reale solo se condivisa”
Ah, no, quella era la felicità di Leone Tolstoj, ma una cosa è certa: ognuna di noi ha una sua stanchezza personale, e se aprissimo il vaso di Pandora, scopriremmo di quanto queste fatiche siano collettive. E forse, ci sentiremmo più sollevate e un po’ meno stanche.
Cara amica, Chiara di giugno con tutte le sue fatiche è qui: buona lettura.
In questo numero di Chiara:
- che fatica, sempre a ripetere le stesse cose: Flavia Brevi ci presenta l'activism fatigue
- Federica Di Nardo è l'influencer della porta accanto: ci racconta come ha lavorato al suo blog per farlo diventare un lavoro vero e proprio
- a proposito di fatica: "cercare lavoro è un lavoro". No, non è Marzullo, ma la nostra Cristina Coppellotti che ti racconta come impostare la tua ricerca
- un po' di triathlon, un po' di finanza, un po' di meditazione, shakera e ottieni semi di sorellanza: psss, non dimenticare anche la nostra nuova rubrica #tramedisorellanza
- l'insostenibile leggerezza di giugno: chi come noi, direttamente in prigione senza passare dal via
- non sai che libri mettere in valigia? Spazza via la fatica della scelta con le nostre 3 proposte
- un podcast da ascoltare, nulla più
- 5X1000: da quest'anno puoi donarlo a Piano C!
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.Un giorno tutta questa fatica ti sarà utile
a cura di Flavia Brevi - Capa Comunicazione di Fondazione Libellula, Creatrice e creativa di Hella Network
Un mese fa ho condiviso sui social il welcome kit di Fondazione Libellula, il mio nuovo posto di lavoro.
Si tratta di una shopper su cui è impressa la scritta “Bye bye patriarcato” e un quaderno che recita “I’m feminist”. Messaggi chiari, schierati, posizionanti, che certo possono non essere condivisi da tutt*.
Chi fa attivismo lo sa e sa anche che una parte esprimerà il proprio dissenso con un commento. È lecito.
Alcune obiezioni sono imprevedibili, ma la maggior parte sono ricorrenti.
Tra queste, la prima e primigenia riguarda la confusione esercitata dal fatto che la parola “femminismo” suona proprio come “maschilismo”, e che pertanto - a rigor di logica - il significato della prima parrebbe speculare a quello della seconda.
COME FUNZIONA IL PENSIERO BASE
Dato che
“maschilismo = atteggiamento basato sulla presunta superiorità dell’uomo sulla donna”
allora
“femminismo = atteggiamento basato sulla presunta superiorità della donna sull’uomo”
E INVECE
ogni volta tocca specificare che il contrario del maschilismo, e quello che chiede la maggior parte dei movimenti femministi, è l’equità.
Equità, che non è esattamente uguaglianza.
.che storia quella di Federica!
Semplicità disarmante, parlantina coinvolgente, taglio sbarazzino - rigorosamente simmetrico -, idee molto chiare: Federica Di Nardo è l’influencer della porta accanto. Professione content creator, non ha iniziato per gioco ma con un progetto ben delineato in testa, fare della sua passione il suo lavoro. Con pazienza ed estrema dedizione, ce l’ha fatta.
La storia di Federica Di Nardo inizia da un’ammissione, non di colpa, ma di uno stato di fatto.
“Parto da una base di privilegio, non tutti possono permettersi di fare un master. Questa è stata la mia fortuna. Poterlo fare e introdurmi a questo settore avendo le spalle coperte.
Ho una famiglia che è sempre stata molto incoraggiante e ha sempre creduto in me, ha visto che gradualmente il lavoro migliorava e si evolveva.”
Questa la sua fortuna, non scontata: avere due genitori che l’hanno supportata economicamente negli studi e l’hanno incoraggiata a provarci. Ma la storia di Federica non è solo un privilegio e la sua messa in opera, è la storia di una ragazza che ha progettato il suo presente passo passo e che non teme il doversi reinventare.
“Ci ho creduto, ci ho investito e ho tenuto duro per anni.”
Da unpopular a influencer
“Hai presente i gruppi loser e popular?
Ecco io sicuramente non ero tra i popular.”
.chiaramente
Cercare lavoro è un lavoro: quante volte avete sentito questa frase? Io, di sicuro, l’ho pronunciata in aula molte volte.
Cercare lavoro, o meglio, come piace dire a noi di Piano C, progettare il proprio percorso professionale, può essere un'esperienza faticosa e, a tratti, anche frustrante. È normale sentirsi stanche e, a volte, anche un po’ demoralizzate durante il processo di ricerca lavoro.
Come rendere la fase di ricerca del lavoro meno stressante e più efficace possibile?
Di seguito trovi dei consigli che ci auspichiamo possano essere preziosi per aiutarti a superare gli ostacoli, raggiungere il successo e la soddisfazione professionale che stai cercando.
1. Conserva una mentalità positiva
La ricerca di lavoro può essere un vero e proprio ottovolante di emozioni, credo sia utile tenere in mente che sarà importante lavorare sulla nostra “tenuta mentale” cercando di adottare una mentalità positiva.
Ricerca ricordi positivi del tuo passato professionale, focalizzati su momenti di successo e vai a cercare feedback positivi: insomma: allena la fiducia in te stessa e l’autostima.
E ricordiamoci il valore positivo di eventuali errori, piccoli o grandi fallimenti e dei no ricevuti. Possono essere tutti grandi fonti di apprendimento!
2. Identifica un obiettivo e pianifica
Se stai cercando lavoro evita l’invio indiscriminato del tuo cv in tutte le direzioni. Meglio invece provare a delineare i propri obiettivi e i settori a cui sei maggiormente interessata.
Hai le idee chiare? È ora di scrivere un piano di azione che riporti attività, azioni previste e tempistiche per portarle a termine. Creare un piano di azione ti aiuterà a mantenere la concentrazione e adottare un approccio strategico nella vostra ricerca.
- Pianifica le ore da dedicare alla ricerca attiva.
- Segna sul tuo calendario giorni e orari che dedicherai a queste attività.
- E poi rispetta il piano!
Se invece non hai ancora le idee molto chiare sul tuo percorso e hai bisogno di uno sguardo esterno puoi partecipare al nostro percorso Piano C per la tua Carriera: 4 incontri online, una volta al mese per mettere a fuoco i tuoi obiettivi e il piano per raggiungerli.
.semi di sorellanza
Un like, una condivisione, un commento:
a volte basta poco per sostenersi a vicenda.
Tra gli sport più faticosi come non citare il triathlon: nuoto, corsa e bici. Sul profilo IG, Viaggi dei Rospi, Alessandra racconta la sua vita da triatleta e trovi anche molti consigli utili per organizzare vacanze in natura con i bambini (un'altra bella fatica, ammettiamolo!)
Economia, Finanza, Fisco: solo a sentirli nominare ti viene l'orticaria? Polverizza la fatica e inizia a seguire Michela Calculli, educatrice finanziaria, divulgatrice e blogger che sbroglia la matassa del burocratese con spiegazioni semplici e comprensibili.
Una stanza tutta per sé, come Virgina Woolf, dove coltivare la propria consapevolezza e scrollarsi di dosso i pensieri della giornata: è lo spazio di consapevolezza creato da Beatrice Mazza, yoga trainer e "donna in cammino".
E se fai parte del gruppo LinkedIn Piano C Alumnae per te c’è
#tramedisorellanza.
Vuoi promuovere i tuoi corsi, webinar, mostre, un prodotto o un servizio?
Valeria, social media manager di Piano C, raccoglie le vostre segnalazioni per trasformarle in un post del piano editoriale.
.l'insostenibile leggerezza di giugno
Se c’è un mese in cui le fatiche assumono un peso granitico per chi ha figli, non c’è dubbio, quel mese è giugno. E pensare che una volta, giugno era il mese più bello. Quello dei giochi della Gioventù, che fa niente se ti ritrovavi a correre nella prova di resistenza nonostante dopo il primo giro accusavi un fastidioso dolore alla milza in capi che non avevano nulla di traspirante. Giugno era il mese delle ultime interrogazioni, delle cene di classe con il dubbio se invitare i prof oppure no, era il mese del col cavolo che faccio i compiti e del dividiamoci le versioni di latino per ottimizzare i tempi. Erano le serate infinite sotto le stelle a sognare un futuro da grandi.
E poi eccolo qua, il futuro da grandi che ti prende, ti sconquassa e ti dice hai voluto la bicicletta? Adesso pedala.
Bicicletta= n figli.
Come in una formula di fisica, più aumentano i figli e più cresce l’entropia della tua vita. In maniera esponenziale, fino a sfiorare drasticamente il disastro nucleare. A giugno. Ovviamente.
Quando le scuole chiudono e la tabella settimanale di incastri tra attività sportive, catechismo, extramensa, reti famigliari e, chi più ne ha più ne metta, si scioglie come neve al sole. E allora? Ecco che ci si rimette a programmare i tre mesi successivi: cre sportivo, cre dell’oratorio, cre in lingua inglese, cre in fattoria, cre in tutti i laghi e in tutti i luoghi. Ma non solo, ci sono i compiti delle vacanze da gestire. E allora spuntano tabelle ingegneristiche per la pianificazione dei compiti. Perché vacanza deriva dal verbo vacare, spazio vuoto, ma sia mai che rimanga troppo vuoto.
Insomma sì, i figli sono una bella fatica.
C’è chi lo dice, e chi mente. Una di quelle fatiche che fai auspicando ne valga la pena.
Ma ci sono due cose in particolare che costano così tanta fatica.
La prima: il sonno. Non sarà mai più lo stesso. Un istinto primordiale sale in superficie a modificare i ritmi circadiani. Basta con sonni lunghi e profondi. Dì addio alle tue fasi rem. La privazione del sonno, soprattutto per i neogenitori, è un dato di fatto. Il primo anno si stimano 700 ore di sonno perse.
Le conclusioni di Sleep, ricerca condotta nel 2019 sulla qualità del sonno dalla gravidanza fino ai primi 6 anni, mostra proprio questo: “a seguito del forte calo della soddisfazione e della durata del sonno nei primi mesi dopo il parto, né il sonno delle madri né quello dei padri recuperano completamente i livelli pre-gravidanza fino a 6 anni dopo la nascita del loro primo figlio.”
Amen.
Un’azienda londinese che si occupa di tecnologia del sonno (materassi) nel 2018 ha commissionato uno studio ed è emerso che:
* I genitori perdono 50 notti di sonno nell'arco di 12 mesi
* Riposano solo il 59% delle otto ore richieste
* Trascorrono 54 minuti ogni giorno cercando di recuperare il sonno
* L'11% crede di avere allucinazioni
* Il 44% fa fatica a mettere insieme le frasi
* L'8% dimentica il nome del bambino
E dopo i 6 anni, si vede la luce in fondo al tunnel? Non proprio. Subentrano altre preoccupazioni, arriva la preadolescenza, la pubertà etc. E via, altro giro di giostra.
La privazione del sonno può essere fisicamente ed emotivamente estenuante. Ansia, irritabilità, depressione, rischio di incidenti, possono essere le conseguenze, a volte drammatiche, in una società che ci vuole performanti al 100%.
La seconda: stai crescendo piccole anime, che sì, all’inizio sono carine e coccolose ma ben presto diventeranno parte attiva della società. Una grande responsabilità. E proprio per questo, i figli non dovrebbero essere la bicicletta dei genitori, ma il patrimonio più importante su cui investire di ciascuna società. Ne va del Pil del paese, e se non bastasse come motivazione, ricordiamoci di chi pagherà le nostre pensioni.
Eppure, fino a quando queste piccole anime non diventano maggiorenni pare non siano di grande interesse per chi dovrebbe tutelarne la crescita e aiutare i genitori a prendersene cura. E fare in modo che le madri non debbano lasciare il mondo del lavoro e possano portarlo avanti senza rischiare il burn out a ritmi cadenzati dal calendario scolastico.
Basti pensare al disinteresse dilagante per la questione degli asili nido che sembrava aver avuto uno spiraglio di luce con il Pnrr ma che poi si è schiantato contro la burocrazia dei bandi e il fatto che i fondi coprano la costruzione dell’infrastruttura ma non i costi vivi per mantenerla. Il 30 giugno scadono i 4,6 miliardi del Pnrr: Fate i nidi, fate presto! è la petizione lanciata su Change.org affinché i fondi non vadano persi e riallocati in altri settori. Firmatela, anche se non avete figli.
E poi c’è il bonus, il terzo punto: la fatica di ripetere sempre le stesse cose. Non dire le parolacce, non esistono colori da maschio e da femmina, metti in ordine la tua camera, fai i compiti, i calzini non si lavano da soli, questa casa non è un albergo. E improvvisamente ti senti tua madre.
Repetita iuvant, dicono. Ma che fatica.
E siamo solo a metà giugno.
.books in the box
Quanta fatica si può fare per dire un semplice no? Eppure dietro quella minuscola sillaba si cela un potere intrinsecamente pazzesco che porta all'autolegittimazione. È così che Zelda was a writer in I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa riflette sui nostri tempi, sui sì e sui no che stanno dietro a fenomeni come il ghosting, il breadcrumbing o il quiet quitting, alle aspettative verso chi costruisce una propria immagine pubblica sui social, al rapporto femminile col corpo e con la bellezza e alla paura di invecchiare. E come nelle migliori avventure, i suoi no ci risuonano come qualcosa di conosciuto e il suo viaggio diventa magicamente il nostro.
Una donna che appoggia (o sbatte?) la testa al muro, sfinita. La copertina di Tutta la stanchezza del mondo parla da sola e la narrazione parte da una data storica: 11 febbraio 2013 il papa si dimette, afflitto dalla patologia del secolo, la stanchezza. È in quel momento che Erica Tesio si sente “parte di qualcosa di grande e insieme sola in modo assoluto”. Perché no, noi non possiamo dimetterci. Noi siamo il popolo del multitasking che diventa multistanching. Con il suo sguardo acuto e pieno di humour Enrica Tesio ci apre un diario privato di fatiche collettive. Con un’unica raccomandazione: stasera, quando tornate a casa, date una carezza a un adulto stanco e ditegli “questa è la carezza dell’ex papa”.
Le mamme sono abituate a portare conforto, a tenere tutto sotto controllo, a trovare soluzioni, a gestire situazioni di crisi: e chi si occupa di loro? La risposta è una sola: siamo sempre noi donne, a doverci occupare di noi stesse. Nei 12 racconti di Ninna nanna ninna oh questa mamma a chi la do, la psicoterapeuta Chiara Gambino descrive con ironia, attraverso uno stile ritmato e brillante, situazioni quotidiane della protagonista: professionista affermata e mamma acrobata. Sarà immediato rispecchiarsi in questa aspirante Wonder Woman che combatte la fatica degli impegni che saltano a colpi di buon umore, perché anche vivere le fatiche con consapevolezza può trasformarsi in un’esperienza positiva.
.out of the box
Non parliamo di Figlie perché racconta la storia di Sofia Borri, presidente di Piano C.
Parliamo di Figlie perché racconta la storia di una bambina di 2 anni che viene sequestrata insieme alla madre dai militari nel 1978, in Argentina. Da quel momento, madre e figlia non si vedranno mai più: Sofia verrà riconsegnata ai nonni poco dopo il sequestro, mentre Silvia diventerà una dei 30.000 desaparecidos che non hanno fatto più ritorno a casa.
Parliamo di Figlie perché è un viaggio faticoso ma necessario che ha unito Sara e Sofia nella riflessione sulla natura di un dolore che le ha accompagnate, seppur in maniera diversa, per tutta la loro vita adulta.
.le news di Piano C
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e contribuire così alla realizzazione di un nuovo percorso di riprogettazione professionale.
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CF 97641830159
"Considero valore,
la stanchezza di chi non si è mai risparmiato."
Madre Teresa di Calcutta
.simply the best
La canzone più famosa di Tina Turner
ci racconta di una donna consapevole delle sue qualità,
semplicemente la migliore.
Un inno alla forza interiore, alla determinazione, alla fiducia in sé.
Nonostante le fatiche di ogni giorno,
ricordiamocelo più spesso.
socializziamo
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#Chiara è un lavoro collettivo. A giugno ringraziamo:
Fabiola Noris curatrice - Flavia Brevi editorialista - Federica Di Nardo storia del mese - Cristina Coppellotti autrice box chiaramente - Laura Chiarakul grafica