#chiara n.23: libertà
#chiara n.23: libertà
[li-ber-tà] s.f. inv. - 1 Condizione di chi può agire senza costrizioni di qualsiasi genere: vivere in piena l.; prigionieri rimessi in l. || dir. l. vigilata, misura di sicurezza comminata a un imputato o a un condannato che, pur essendo libero, è sorvegliato dagli organi di polizia | l. provvisoria, concessa all'imputato prima della sentenza 2 Stato di un popolo non soggetto al dominio straniero o a una dittatura 3 Autonomia nel pensiero e nell'azione: l. di parola; l. religiosa 4 estens. Assenza di impedimenti, obblighi, impegni ecc.: non avere un momento di l. || mettersi in l., nel l. fam., indossare gli abiti di casa 5 Mancanza di controllo, arbitrio, licenza: parlare con troppa l. || prendersi troppe l., comportarsi in modo poco rispettoso 6 Con la prep. da, liberazione da uno stato negativo, doloroso: l. dal bisogno, dalla fame
Vi va la libertà
Sì, la risposta è certo che sì, ci va la libertà.
A pochi giorni dalla Festa della Liberazione, Chiara parla di libertà partendo da una domanda retorica,
una provocazione.
C'è chi cerca la libertà nella libera professione,
in un lavoro dove mettere a frutto i propri talenti,
nella scelta di cambiarlo, quel lavoro.
Nella libertà economica per realizzarsi e autodeterminarsi.
La verità è che solo con la sua assenza se ne percepisce il valore.
Ti va la libertà?
In questo numero di Chiara trovi:
Emidia Melideo e il suo editoriale sulla Libertà
Verso la libertà economica e oltre? Paola Nosari di professione Money mentor ci racconta la sua storia
Come liberarsi dalla gabbia degli stereotipi? Ce lo dice la nostra presidente Sofia Borri
Semi di sorellanza: sentiti libera di seguire questi 3 profili Instagram
I soldi non fanno la felicità, figurati la miseria
3 libri che ancora mancano sul tuo comodino
Un progetto europeo di cui siamo partner: Digital EmpowHer
1 regalo: Chiara entra nei Terrible Two!
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.Libertà. Una decisione presa. Da me.
a cura di Emidia Melideo - Autrice e creative strategist
Qualche mese fa ho compiuto 40 anni e sono stata praticamente travolta dal maledetto simbolismo costruito attorno a questo numero. Quindi faccio bilanci, leggo le situazioni a posteriori in modo diverso, elaboro, elucubro, cerco significati, metto in fila gli avvenimenti secondo logiche nuove di pacca.
Tutto quello che noi overthinker facciamo normalmente, in realtà. Però di più e meglio, grazie alla dannata consapevolezza dei 40 anni (qui ci starebbe bene un’emoji, ma non so quale, chiedo un attimo a qualche collega Gen Z).
E allora mi sono ritrovata a pensare a quali fossero stati finora i momenti più significativi di tutta la mia vita, cioè quelli che ne avevano determinato i tratti salienti. Sorpresa: non si trattava mai di incontri, di coincidenze, di cose più o meno “capitate”.
I passaggi di stato più rilevanti, per quanto mi riguarda, sono state alcune decisioni. Prese. Da me.
.che storia quella di Paola!
Le signore non parlano di soldi?
Paola Nosari, Money mentor, non solo ne parla ma lo fa con il cuore, unendo pragmaticità e concretezza all’empatia. Perché gestire il proprio bilancio economico è un vero e proprio atto di cura per realizzare la propria libertà economica.
Paola Nosari è la consulente che non ti aspetti ma che vorresti avere: accogliente, empatica, delicata, con le parole giuste, scelte con pacatezza e precisione.
Occhi azzurri limpidi che racchiudono un mare cristallino di esperienze che l’hanno resa la donna forte che è oggi. Non c’è spazio per le chiacchiere: Paola ha creato la sua attività con costanza e impegno.
E sì, anche con un po’ di fatica.
Oggi Paola è Money mentor e Business strategist: si occupa di analisi di gestione economica, ottimizzazione e gestione del denaro e ampliamento delle attività della sua clientela.
In parole semplici, aiuta i suoi clienti a guadagnare di più.
Ma per arrivare a fare questo ha dovuto unire un po’ di puntini.
.chiaramente
Gli stereotipi sono intorno a noi, in mezzo a noi.
Spesso non ci rendiamo nemmeno conto della loro presenza eppure sono come catene invisibili che ci limitano e ci trattengono dal vivere a pieno la nostra libertà. Nel lavoro, nella vita familiare, nelle relazioni sociali.
Gli stereotipi limitano la nostra libertà
Quando gli stereotipi smettono di essere un’utile scorciatoia che ci fa comprendere il mondo e prendere decisioni efficaci in tempi brevi e diventano un limite alla nostra libertà?
Lo stereotipo tende a rimanere invariato nel tempo e il nostro cervello è portato a ignorare nuove informazioni che lo contraddicono. Quando la realtà intorno a noi cambia, lo stereotipo può diventare una gabbia rigida che ci impedisce di osservare, comprendere e scoprire nuovi orizzonti.
Uno stereotipo diventa una gabbia quando genera infelicità, quando ci fa prendere decisioni non in linea con i nostri desideri, quando ci impedisce di scegliere liberamente.
Come capire quando uno stereotipo diventa una gabbia? Ci sono tre azioni che puoi mettere in campo fin da subito per smontare uno a uno gli stereotipi che ti circondano.
#1 Sii consapevole
Non fermarti al “si è sempre fatto così” o “tutti pensano così” e soprattutto non negare o sminuire la parola di chi si dice vittima di uno stereotipo.
Gli stereotipi di genere e il sessismo inibiscono, intimidiscono e dissuadono le persone – soprattutto le donne - dal far sentire la propria voce, dal difendere i propri diritti e dal fare scelte libere in campo personale e professionale.
Non dobbiamo avere paura di scoprire che noi per prime agiamo questi stereotipi, non è una colpa, ma il risultato di condizionamenti che hanno radici lontane. Rendersene conto è il primo passo.
.semi di sorellanza
Un like, una condivisione, un commento:
a volte basta poco per sostenersi a vicenda.
Scrittura e cammino: a volte per sentirsi libere basta iniziare a camminare e lasciare la mente libera, ovviamente, di fluttuare. Francesca Sanzo cammina e scrive, non necessariamente nello stesso momento.
Conoscere le lingue è da sempre sinonimo di libertà. E se lo stereotipo che gli italiani facciano fatica con l’inglese non è poi tanto uno stereotipo, per smantellarlo c’è Inglese zero sbatti di Francesca Manicardi. Overpromising? It’s up to you!
Hai mai pensato di tenere un taccuino di viaggio? Quelli che realizza Roberta Rossetti sono deliziosi e viene voglia di programmare subito un viaggio per realizzarne uno. E se non c’è nessuna vacanza in programma, la libertà di viaggiare con la fantasia, quella sì, non manca mai!
.i soldi non fanno la felicità,
figurati la miseria
Questa era una delle dediche da Smemo che imperversava negli anni 90’ e faceva combo con Non può piovere per sempre tratta direttamente da Il Corvo. Che se sei nata a Bergen, la città più piovosa della Norvegia, forse, può essere anche vera.
Comunque è arrivato il momento di tracciare una bella riga rossa perché, udite udite, la scienza ha detto sì, i soldi fanno la felicità.
Come siamo arrivate a questa scoperta? Lo spiega l’economista Azzurra Rinaldi in questo articolo per La Svolta.
In soldoni:
Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia nel 2002 “per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d'incertezza” sosteneva che sì, i soldi fanno la felicità ma fino a un certo punto. Dopo di che anche se continui a guadagnare, la felicità non aumenta.
Matthew Killingsworth, psicologo e scienziato, uno che della ricerca della felicità ne ha fatto un job title e anche un TED Talk invece sosteneva il contrario: più guadagni e più sei felice. I due si sono confrontati sulla faccenda e ne è venuto fuori Income and emotional well-being: A conflict resolved pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
A questo punto sorge spontanea la domanda: tu sei per team Daniel o team Matthew?
I risultati dicono che il conflitto sia risolto, i soldi fanno la felicità ma non è tutto oro quel che luccica. Se è vero che più aumenta il reddito e più aumenta la felicità (team Matthew) è anche vero che c’è una piccola parte definita unhappy minority a cui questo non accade (team Daniel).
Nel dubbio, meglio guadagnare. E meglio iniziare a farlo da piccole.
La paghetta è il punto cruciale da cui iniziare per costruire la propria felicità. O contribuire a quella di figlie e nipoti. Ma attenzione.
Se da un lato avere a che fare con il denaro fin da piccole è fondamentale per migliorare il rapporto con i soldi e il proprio benessere finanziario, dall’altro uno studio ha dimostrato che la paghetta data alle bambine è inferiore alla somma data ai bambini. Quando la paghetta viene data. Emanuela Rinaldi nel suo libro La paghetta perfetta raccoglie una serie di risultati di ricerche relative ai processi di educazione finanziaria.
Ed ecco che molto spesso le ragazze italiane hanno minore accesso a fonti autonome di denaro come la paghetta o lavoretti extra. Ricevono invece più regali da amici e parenti come forma di accudimento. Una logica del dono che sebbene sia legittima per coltivare le relazioni famigliari, in realtà diventa un ostacolo per l’acquisizione delle conoscenze e competenze finanziare che si basano sull’esperienza diretta dell’utilizzo del proprio denaro.
Emanuela E. Rinaldi individua i 4 fattori principali che in Italia causano questo gender gap a livello finanziario.
La colpa è dei genitori: mamma e papà credono di non fare differenze tra maschi e femmine ma invece le fanno.
Gli stereotipi di genere: rieccoli. Film, serie tv, social: imperversa lo stereotipo dell’uomo che guadagna molto di più rispetto alla donna.
Il sistema di welfare e di organizzazione del mercato del lavoro: le donne sono ancora fortemente penalizzate, soprattutto quelle con figli piccoli. Le figlie interiorizzano inconsapevolmente questi esempi come modelli diminuendo così le loro aspettative in ambito lavorativo e finanziario.
Le fonti consultate da maschi e femmine per la costruzione del loro rapporto con il denaro sono diverse. Non solo, soprattutto in Italia, le ragazze dichiarano di parlare di denaro molto meno rispetto ai coetanei maschi.
Cosa possiamo fare? Parliamone!
Nel vero e proprio senso della parola. E come ha scritto Azzurra Rinaldi nel suo libro Le signore non parlano di soldi il punto da cui partire consiste nel normalizzare la narrazione sui soldi:
“Parliamone tra di noi, parliamone con le amiche, entriamo in confidenza con il denaro e con il potere. Introdurre questo tema nelle nostre conversazioni quotidiane ci aiuterà a capire se il nostro livello retributivo è inadeguato, a contrattare per ottenere il giusto compenso, a far esplodere tutte le nostre potenzialità.”
.book in the box
In tema di libertà economica Paola Nosari ci consiglia Il minimalismo nel business di Paul Jarvis. Eliminare il lavoro superfluo per dedicarsi a ciò che conta davvero. E ottenere più felicità, libertà e profitti: l’autore spiega esattamente come riuscirci. Lavorare per sé stesse può assicurare la libertà di dedicarsi a ciò che davvero conta nella vita, evitando i mal di testa causati dallo stress inevitabilmente associato alla ricerca di una crescita senza fine. Questo libro introduce il rivoluzionario approccio minimalista al lavoro e spiega come farlo funzionare in maniera efficace, in modo da generare un reddito duraturo nel tempo.
Color carne: quante volte abbiamo utilizzato questa espressione? E ancora il rosa è per le femmine, l’azzurro per i maschi. Il viola porta sfortuna, le persone over60 hanno i capelli bianchi, il blu è il colore dell’autismo, tutto ciò che è verde è sostenibile. Ma è davvero così? In Stereotipi a colori Cristina Maurelli e Giuditta Rossi, autrici della campagna di sensibilizzazione Color Carne, ci portano in un’esplorazione cromatica per smontare uno a uno i pregiudizi e i bias cromatici. La guida esce a maggio, ma la puoi preordinare.
Una bambina con uno strano copricapo da uccello e uno zainetto a forma di casa, sempre seguita da un maialino rosa, cerca il suo posto nel mondo.
Il mondo ti aspetta scritto da Kobi Yamada con le splendide illustrazioni di Gabriella Barouch è l'albo perfetto da regalarsi, un testo delicato e potente da leggere e rileggere.
Un libro che esorta alla libertà di essere sé stesse anche nei momenti più difficili, senza mai perdere la fiducia nelle proprie capacità. Perché ciascuna di noi è unica, e il mondo ci aspetta.
.le news di Piano C
L’aggiornamento digitale come punto di partenza per offrire alle donne nuove possibilità di occupazione lavorativa. Una necessità da cui prende il via Digital EmpowHer il nuovo progetto finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Erasmus+ di cui da gennaio siamo partner.
.è qui la festa, Chiara!
Il 15 aprile Chiara ha festeggiato il suo secondo compleanno.
Come festeggiamo?
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“Ma da queste profonde
ferite usciranno
farfalle libere.”
Alda Merini
.bella ciao
Concludiamo Chiara di Aprile con un inno alla libertà.
Laura Pausini si è rifiutata di cantarla perché la ritiene una canzone politica, ma la storia di Bella ciao è molto di più di uno schieramento politico.
È la canzone della libertà, la canzone di tutte le donne e gli uomini,
la poesia di chi resiste nonostante tutto.
Puoi ascoltare la versione balcanica di Goran Bregovic, quella più poetica e compassionevole di Skin e dei Marlene Kuntz o la versione persiana di Behin And Samin Bolouri cantata a settembre 2022 durante le proteste antigovernative in seguito alla morte di Mahsa Amini, colpevole di aver indossato male l’hijab.
Viva la libertà.
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Speriamo di averti ispirato e come sempre, grazie di averci letto!
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#Chiara è un lavoro collettivo. Ad aprile ringraziamo:
Fabiola Noris curatrice - Emidia Melideo editorialista - Sofia Borri autrice box chiaramente - Paola Nosari storia del mese - Laura Chiarakul grafica